Domanda:
Le aziende troppo piccole sono un freno alla crescita dell'economia italiana?
caddy72
2006-07-12 02:09:49 UTC
A detta di molti esperti economisti se prima il grande numero di piccole imprese (con meno di 20 dipendenti) era un grande valore, al contrario adesso con la competizione globale rappresentano un freno per la crescita ed innovazione del paese in quanto tali aziende non hanno capitali, cultura ed interesse per investire in tecnologie, ricerca e professionalità elevate. Concordate anche voi che ci vorebbero più imprese con un numero di dipendenti superiore a 20 - 50 per riuscire a competere con paesi come Francia, Inghilterra, Germania, Cina e Giappone??
Nove risposte:
ninette_luz
2006-07-15 09:48:55 UTC
Quello che molti economisti considerano un limite alla competitività delle imprese italiane non è la dimesione ridotta ma altre caratteristiche dell'intero sistema impreditoriale italiano che purtroppo caratterizzano anche imprese d dimensioni maggiori.

Le piccole e medie imprese che in passato erano considerate un grande valore lo sono tuttora. I distretti industriali italiani erano e sono tuttora in molti casi dei modelli industriali di successo, caratteristici del nostro territorio adatte a sfruttarne le opportunità.

In molti altri casi però le ridotte dimensioni comportano forti limiti alla competitività.

Come tu giustamente citi, il difficile accesso al capitale, un ridotto tasso di produzione e introduzione di innovazioni dipendono in gran parte dalla mancanza di cultura e competenza manageriale. E questa mancanza non riguarda solo i piccoli imprenditori, ma soprattutto l'amministrazione statale che non ne favorisce la diffusione.

I punti forti delle piccole imprese, la flessibilità, e possibilità di cooperazione sono purtroppo insufficienti a sostenere la competizione con organizzazioni più efficienti dal punto di vista dei costi, più avavzate tecnologicamente e soprattutto più competenti dal punto di vista manageriale. Per rioscire a reggere la concorrenza sul mercato internazionele la fonte di vantaggio competitivo devono essere le competenze, a prescindere dalla dimensione delle organizzazioni. La difficoltà di diffondere le competenze in un contesto particolarmente frammentato come quello italiano ha portato recentemente molti economisti ad auspicare una struttura di mercato più concentrata ma è chiaro che un semplice aumento delle dimensioni delle imprese non risolverebbe il problema e la scomparsa delle piccole e piccolissime imprese non migliorerebbe la situazione.
Franc_esco
2006-07-12 02:36:13 UTC
Le nostre microimprese sono il valore aggiunto della nostra economia altrochè!!! Hanno la reattività per reagire ai continui cambianti del mercato. Cosa che non riesce alle grandi imprese. Se devono cambiare una cosa, devono fare milioni di procedure: il funzionario avverte il direttore generale, il quale ne fa partecipe l'amministratore delegato, il quale avvisa gli azionisti, poi CDA dopo qualche mese, decisioni rinviate per mancanza del quorum, nuovo CDA, decisione, implementazione della stessa......e a questo punto è troppo tardi, il mercato è cambiato di nuovo!!! Ovviamente il mio è un esempio molto spartano
2006-07-12 02:33:55 UTC
Ti parla la titolare di una impresa individuale (quindi + piccola di così è impossibile!!) gli economisti sanno fare solo gli interessi dei grandi quindi certe affermazioni non mi sorprendono! E' ovvio che non mi trovano assolutamente d'accordo anche perchè se si pensa che la primissima impresa è la famiglia...come si fa a pensare che le piccole imprese non siano importanti!?!?... E' certamente importante essere competitivi ma quando non ti danno tregua sotto tutti i punti di vista, tasse, permessi, autorizzazioni, licenze e chi + ne ha + ne metta...credimi che riuscire a chiudere la giornata è già un successo!!!!! tutti vorremmo avere la possbilità di investire, rinnovarci e innovarci ma nessuno ti aiuta... NESSUNO! ovunque ti giri e ti volti trovi solo squali pronti a sbranarti! Quindi, in conclusione...cari economisti vedete di andare a....farvi un bagno!
leo
2015-06-29 14:00:08 UTC
In Economia e Commercio si studia anche questa fandonia.

Si studia J.M.Keynes, definito economista.... Keynes non si è mai laureato....

L'imprenditore non è una figura mitologica, non è visibile e come tale non si scorge in un aggregato.

L'imprenditore è un uomo/donna solo/sola.

Le decisioni facili le possono prendere tutti e pubblicamente.

Quelle difficili si prendono sempre in solitudine.

Se decido di cambiare la mia vita professionale ,mutando i miei prodotti e i miei servizi, non mi servono

imposizioni fiscali o dottrine universitarie non aderenti alla realtà.

Decido io e se faccio bene il mi9o lavoro, i clienti mi premieranno.

Se decido, come imprenditore, di costruire un'auto all'anno, elettrica, con autonomia di duemila Km, guadagnando, ho il diritto naturale di poterlo fare.

Come in una coppia , servono due attori : chi vende e chi compra. Se soddisfo chi compra , ho fatto fino in fondo il mio dovere.

Neoclassici ,Keynesiani, monetaristi, non conoscono la catallattica.

Insegnano l'economia (scienza umana) come una scienza esatta. Ciechi e sordi, non elaborano nulla che possa chiamarsi teoria, la quale deve essere aderente alla realtà e avere carattere generale.

Pensate alle auto o alle scarpe provenienti da USA ed ex URSS, trovate una bella Ferrari, una bella Maserati o un bel mocassino o una bella scarpa femminile che esalta la figura di una bella signora?

Un Giorgetto Giugiaro, uno Zagato, l'hanno mai avuto ? Un'Alfa Romeo restaurata da mani solitarie ed esperte l'avete mai guidata ?

Il fatto che sfugge a tutti i commentatori e a tutti i professori che ho incontrato sulla mia strada, è che laddove c'è sapienza e sapere diffuso, si è più ricchi.

INDIPENDENTEMENTE dalla dimensione delle aziende.

Un paese è ricco , se è in grado di produrre beni che servono a produrre alti beni e servizi.

Gli italiani sono più ricchi degli yemeniti, perché sanno produrre olio e macchine per raccogliere le olive, perchè sanno fabbricare protesi cardiache e sanno impiantarle,perchè sanno produrre statue di marmo e ricostruire il marmo dalla polvere che gli scultori separano dai loro manufatti.

produrre prodotti che favoriscono
flavia
2006-07-12 06:42:19 UTC
è quello che insegnano ad economia........
salseromuysabroso
2006-07-12 02:50:32 UTC
Noi artigiani siamo sempre stati lo zoccolo duro. Quelli che pagano le tasse. Quelli che rischiano sempre sulla propria pelle. Ma ormai i tempi sono cambiati e chi non si adegua sparisce. Ormai molti si stanno unendo tra loro per creare ditte competitive che soddisfino a 360 gradi la maggior parte delle esigenze del cliente. Le micro ditte andranno a sparire. È un dato di fatto.
2006-07-12 02:23:17 UTC
allora chiudo tutto e vado a iscrivermi all'ufficio di collocamento, così mi danno il sussidio, i sindacati, le tutele, poi mi metteranno in fascia debole, anzi debuliccia, e chi è ligure capisce...

Se chiudiamo noi l'Italia va' a picco, tenetevene da conto delle microimprese.
Orizzonte
2006-07-12 02:17:43 UTC
Son tutte balle, significherebbe la morte delle tradizioni io non sono un imprenditore ma le grandi multinazionali guardano solo al profitto e quando in un paese costa troppo il opersonale si spostano.. A BELLA RICCHEZZA.

Producono pane economico, latte economico, cibo economico..

A BELLA RICCHEZZA.

Favoriscono il lavoro clandestino, in nero A BELLA RICCHEZZA

Ed incentivano la nascita di coperative di lavoro (la rovina dei lavoratori italiani) A BELLA RICCHEZZA

Ma si i politici tanto lor che problemi hanno
Pablo Red
2006-07-12 02:13:24 UTC
secondo me il motore!

se abbattiamo le piccole imprese possiamo andare tutti a spalare *****!


Questo contenuto è stato originariamente pubblicato su Y! Answers, un sito di domande e risposte chiuso nel 2021.
Loading...